L’indebolimento dell’udito (ipoacusia o presbiacusia…) è una delle patologie più comuni: una persona su 5 ne è affetto. Questo lo posiziona come terza patologia più diffusa in Italia. Se fino a qualche anno fa il fisiologico calo dell’udito aumentava in maniera consistente la percentuale di anziani colpiti da ipoacusia, lo stile di vita moderno e il sempre più prepotente inquinamento acustico ha colpito molti giovani. Esistono vari gradi di perdita uditiva, a seconda anche del tipo di ipoacusia sviluppata.
Ovviamente la perdita uditiva cambia da persona a persona, ma i segnali che ci aiutano a far capire che forse è arrivato il momento di fare un esame audiometrico sono uguali per tutti! Chiedere spesso al nostro interlocutore di ripetere, non sentire bene il telefono o la voce di chi sta parlando, avere il volume della televisione alto, accorgersi di non riuscire a seguire bene un discorso quando si è in un ambiente rumoroso… sono tutti sintomi comuni all’ipoacusia.
Ma quali sono quindi i gradi di queste perdite?
Si definisce “ipoacusia” una perdita uditiva superiore a 20 decibel (dB HL) nell’orecchio migliore. L’ipoacusa si divide in 4 fasce di gravità:
Come si nota nell’immagine, il parlato umano si aggira intorno ai 40 dB HL: ecco perché, in caso di ipoacusia media, si inizia già a parlare di apparecchi acustici, a causa della difficoltà di comprensione delle voci e dei suoni che ci permettono di capire ciò che viene detto.
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