“Sono attratto da chi fa belle foto” ha detto Jay Mather, Premio Pulitzer per la fotografia. E gli scatti del fotografo Gary Albertson lo hanno davvero attirato. Nulla di strano in effetti, se non fosse che Gary Albertson è cieco. “Sono attratto da chi fa belle foto” ha detto Jay Mather “e anche dalle belle storie. E quella di Albertson andava raccontata”.
Gary Albertson ha come fedele compagna di vita una macchina fotografica. Lo accompagna sempre, è il suo miglior alleato per perseguire il suo sogno, quello di diventare un fotografo affermato. Fino a quando, nel 2010, i medici diagnosticano ad Albertson una rara forma di glaucoma che in poco tempo lo ha portato a perdere quasi completamente la vista. Per Albertson è un colpo durissimo, un dramma che tenta di spiegare a chi gli sta intorno con queste parole: “È come aver voglia di abbracciare forte qualcuno ma accorgersi all’improvviso di aver le braccia tagliate e non poterlo fare”.
Si infrange così il sogno di Gary, che progressivamente inizia a rifiutare tutto, e soprattutto la sua macchina fotografica. All’amico di sempre, Dennis, confida di non avere più alcun interesse per niente di ciò che lo circonda, meno che mai per la fotografia: la sua visione ormai periferica e limitata non è sufficiente per poter utilizzare un obiettivo fotografico, e non riesce più ad immortalare la natura, il suo soggetto preferito.
È proprio grazie all’aiuto paziente e al sostegno di Dennis, giorno dopo giorno, che Albertson si lascia convincere a ritentare. Gary deve ripensarsi fotografo, deve cambiare prospettiva e non affidarsi più ai suoi occhi, ma ad altro. “Non potevo più usare la vista e così ho cominciato a pensare che le mie orecchie dovessero sostituirsi ai miei occhi”.
Adesso è il suono dell’acqua, il fruscio delle foglie e del vento che trasportano Albertson durante i suoi scatti. Si lascia ispirare dai rumori della natura per comporre le fotografie, immagini meravigliose che finiscono per attirare l’attenzione di Jay Mather, con il quale inizia una collaborazione.
Dopo mesi di scatti, il lavoro dei due fotografi è diventato protagonista di una mostra fotografica presso il The Casey Eye Institute dell’Oregon Health&Science University, che ha ottenuto un successo entusiasmante.
“Bisogna saper utilizzare tutti i sensi. Anche quando si scatta una fotografia. Certo il senso della vista è fondamentale, ma non si deve rinunciare a usare anche tutti gli altri. Bisogna solo scoprirli”. E Albertson ha saputo davvero come fare.